Quando tutto cade a pezzi e percepiamo incertezza, delusione, choc, imbarazzo, quel che rimane è una mente chiara, imparziale e fresca. Eppure non la vediamo. Invece sentiamo il disagio e l’incertezza di essere nella terra di nessuno e amplifichiamo la sensazione andando in piazza a manifestare e a dichiarare che tutto va male. Bussiamo a ogni porta chiedendo alla gente di firmare le petizioni fino a quando non abbiamo raccolto un intero esercito di persone d’accordo con noi sul fatto che tutto sia sbagliato. Dimentichiamo quel che abbiamo imparato attraverso la meditazione, che sappiamo essere vero. Quando si presenta un’emozione veramente forte, tutte le dottrine e i principi a cui ci siamo attenuti in confronto ci sembrano delicati o meschini, perché le emozioni sono molto più potenti.
Quindi quello che era iniziato come un enorme spazio aperto diventa un incendio nella foresta, una guerra mondiale, un vulcano in eruzione, una mareggiata. Noi usiamo le nostre emozioni. Le usiamo. Nella loro essenza, fanno semplicemente parte della bontà di essere vivi, ma anziché lasciarle andare, le prendiamo e le usiamo per riguadagnare terreno. Le usiamo per cercare di negare che di fatto nessuno ha mai saputo o mai saprà quel che sta succedendo. Le usiamo per cercare di rendere ogni cosa sicura e prevedibile e nuovamente reale, per prenderci in giro su quel che è realmente vero. Potremmo semplicemente sederci con l’energia emotiva e lasciare che passi. Non c’è bisogno di spargere rimproveri e autogiustificazioni. Invece gettiamo benzina sul fuoco dell’emozione in modo che sembri più reale,
Ancora una volta, non dobbiamo considerare questo processo come un ostacolo o un problema. Se riusciamo a guardare e a vedere il furore dell’emozione, possiamo non soltanto iniziare a fare amicizia con noi stessi e a essere più teneri nei nostri confronti, ma possiamo anche farla con tutti gli esseri umani, anzi, tutti gli esseri viventi. Prendendo coscienza di come continuiamo a fare questa stupidaggine perché non vogliamo abitare nell’incertezza, nella difficoltà e nel dolore del non sapere, iniziamo a sviluppare la vera compassione per noi stessi e per gli altri, perché vediamo quel che succede e come reagiamo quando tutto cade a pezzi. Quella presa di coscienza è ciò che trasforma la spada in un fiore. È così che quel che in apparenza è brutto e problematico e indesiderato diventa effettivamente il nostro maestro.
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