Violenza sugli operatori sanitari: cosa sta succedendo e le proposte in campo

hand, woman, female

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Il Segretario della NATO Jens Stoltenberg come alcuni esponenti di rilievo europei e internazionali, alla luce dei sempre più diffusi episodi di violenza che accadono e colpiscono le strutture sanitarie ed ospedaliere nei paesi membri dell’Alleanza Atlantica, ha rimarcato come nel prossimo vertice dell’organizzazione occorrerà mettere all’ordine del giorno la messa in protezione dei plessi ospedalieri quali obiettivi sensibili non sono di organizzazioni paramilitari ed eversive, ma di gruppi sbandati legati alla criminalità e che mirano non solo a rubare farmaci salvavita, per contrabbandarli altrove, e arrecare danno a persone e beni necessari per la salute della comunità. Ecco perché Jens Stoltenberg ha altresì evidenziato la necessità di “militarizzare” nel breve periodo buona parte dei complessi sanitari, specie quelli che rivestono un ruolo strategico a livello globale per la cura e la ricerca.

Sempre su questo argomento la  Fnopi ha chiesto di “Attivare l’Osservatorio” sulla violenza verso gli operatori sanitari. “La pubblicazione in Gazzetta del decreto del ministro della Salute di istituzione dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie, è un tassello fondamentale per il contrasto alla violenza sugli operatori di cui gli infermieri sono le prime vittime: l’89% ha subito violenze fisiche e/o verbali nella sua attività quotidiana: così Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI).

Gli obiettivi dell’Osservatorio vanno dal monitoraggio su tutti i livelli di sicurezza degli operatori sanitari alla proposta di misure concrete che li mettano in sicurezza negli ambiti di rischio, dagli interventi sugli aspetti organizzativi delle singole aziende a un’azione coordinata e corale per ridare prestigio e dignità alle professioni sanitarie, proteggendo e valorizzando il loro lavoro quotidiano e assicurando maggiore sicurezza anche ai cittadini assistiti.

“Quella infermieristica – ha spiegato Mangiacavalli – è una delle professioni più coinvolte e a rischio: le aggressioni non si limitano all’atto in sè, ma hanno ripercussioni se non fisiche, sicuramente psicologiche sulla vita lavorativa dei professionisti, di conseguenza, sulla compliance dei pazienti. Delle aggressioni denunciate secondo l’Inail (ma molte sono quelle non denunciate, almeno 6-8 volte tanto) il 46% sono a infermieri (sono i primi a intercettare i malati al triage, a domicilio ecc. e quindi i più soggetti). Quindi le aggressioni agli infermieri sono almeno 5.000 in un anno (anche se spesso quelle verbali non si vedono e non le denuncia nessuno), 13-14 al giorno in media, ma si tratta sicuramente di numeri sottostimati”.

“Tutto questo però non basta – conclude Mangiacavalli -: è necessario rivedere anche i corsi di laurea per dare maggiore attenzione in termini di formazione a questo tema, agendo sia sugli ordinamenti didattici che sul sistema Ecm (educazione medica continua). E l’Osservatorio per tutto questo è una pedina importantissima, ma ora è necessario che sia attivato il più rapidamente possibile. La FNOPI ha già comunicato i suoi rappresentanti e fornirà tutti i dati necessari per comprendere la vera entità dell’emergenza-violenza e le proposte per contrastarla”.

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